Laurenzana

Il comune, situato a circa 850 metri di altitudine, si estende su 95,3 kmq e conta 1975 abitanti dall’ultimo censimento della popolazione. Distante 40 km del capoluogo Potenza, il paese si erge arditamente su uno sperone delimitato dai Torrenti Serrapotamo e Camastra. Confinante con i comuni di Corleto Perticara, Pietrapertosa, Castelmezzano, Trivigno, Anzi, Calvello e Viggiano, il suo territorio ha ampie zone a pascolo e colline verdeggianti.
Il punto più alto è a 1455 m a Serra Caperrino, il punto più basso è a 540 m, a Ponte Camastra.
Il sottosuolo è ricchissimo di acque mentre il terreno è argilloso e soggetto a scoscendimenti. in quanto sotto il profilo geologico è formata da marne argillose, argilloscisti e scisti argillosi policromi scagliettati.
Recentemente sono state realizzate opere di natura idro-geologica a difesa  delle frane, il consolidamento del torrente Camastra  ed il ripristino della percorribilità di strade al fine di consolidare e migliorare l’assetto territoriale.
Laurenzana rientra, dal 2007, nel perimetro del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese.

Storia
Diverse sono state le interpretazioni date dagli storici locali, e non, sull’etimologia del nome: secondo il Flechia, deriva dal latino Laurentius, con  il suffisso femminile -ana mentre il Racioppi avanza l?ipotesi di una Villa Laurentiana.
Di certo l’ antico stemma del Comune rappresenta San Lorenzo con la palma del martirio sostituito successivamente con la raffigurazione di tre monti color roccia con, in ciascuno di essi, una cometa d’argento, e al di sopra liberata una colomba dai suoi colori naturali su fondo cielo.Tale  stemma  sarebbe stato desunto dall’architrave della chiesa del Carmine dove era riportata la data del 1611.
Le origini di Laurenzana sono medievali con un primo borgo abitato circondato da mura e sette torri, di cui solo tre ancora visibili, sviluppatosi ai piedi del Castello feudale  e della Chiesa Madre, maestose costruzioni  che dall’alto delle loro rupi offrono, al viaggiatore un primo suggestivo spettacolo.
Al diradarsi delle incursioni longobarde, bulgare, saracene e col prevalere dell’ordine normanno, svevo ed angioino, il progetto di difesa si allentò e ciò consentì alla popolazione di sentirsi più sicura e colonizzare il territorio al di fuori del perimetro delle Settetorri.
Nel Catalogo dei Baroni del 1154 risulta che Guglielmo, figlio di Matteo di Tito, fu il feudatario normanno di Laurenzana, feudo che appartenne poi, negli anni, agli Orsini del Balzo, ai Poderico, ai Loffredo ai Filangieri, ai De Ruggieri, ai Gaetani, ai Quarto e ai Belgioioso.

Cosa visitare


Il Castello
Dall’alto di una rupe, domina maestoso il complesso architettonico del castello feudale risalente ai secoli XII e XIII, successivo ai primi nuclei abitativi. Subisce nei secoli numerosi interventi, anche radicali, che non intaccano il suo ruolo di roccaforte inespugnabile con un controllo visivo e inappuntabile, delle vie d’accesso, per un tempestivo avvistamento del pericolo con  il massimo sfruttamento degli sbarramenti naturali e con la presenza di torri circolari, nella cinta muraria, a protezione ordinaria del nucleo abitato.
Abitato fino alla fine dell?800 viene definitivamente abbandonato negli anni ’40 e, lasciato all’incuria per decenni, depredato di ogni arredo in esso presente.
Oggetto di recenti ed opportuni restauri, in via di completamento, diverrà, a breve, un bene fruibile ed è visitabile su prenotazione o in occasione di aperture straordinarie ed eventi.

Spettacolare immagine del castello e della Chiesa Madre sulle rupi. (Foto It@Web Srl)




La Chiesa Madre
Degno di nota, e da visitare a Laurenzana, il borgo antico dominato dai due rupi vicini, sulle cui sommità sorgono la Chiesa Madre “Santa Maria dell’ Assunta” ed il castello medievale. La Chiesa Madre consacrata, inizialmente, al culto di S. Maria de Plateis, risale al XIII secolo, con inizio dei lavori di costruzione nel 1214 e termine nel 1222.
Soggetta nel corso dei secoli a vari interventi di restauro ed ampliamenti (il più significativo è quello che interessò quasi tutto il ‘700 con copertura dell´intera rupe rocciosa), oggi è una splendida chiesa barocca consacrata al culto con il nome di Santa Maria dell’Assunta.
Un imponente campanile, con pianta quadrata a cinque livelli, costruito su uno strapiombo roccioso, e situato sul lato destro della sacrestia, risale al 1707. In origine più alto, è stato ricostruito nella parte superiore, modificandone il sistema della cuspide, in seguito ai danni provocati da un fulmine nel 1955.
Del 1757 è l´imponente gradinata a due rampe divaricate leggermente da un ovale, da cui si si accede al sagrato e al portale in pietra del 1780 che abbellisce la facciata, palazziale, realizzata in pietra locale.
La planimetria della Chiesa viene  nuovamente  modificata  con la costruzione  del cappellone del  SS.Sacramento nel 1780 nell?estremità meridionale della navata laterale destra. La Chiesa custodisce preziosi manufatti ed elementi architettonici in ottimo stato di conservazione: il soffitto ligneo della zona presbiteriale, il coro, gli armadi della sacrestia, in particolare un armadio ligneo datato 1733 dove si conservano preziosi ed antichi paramenti sacri, ed i dipinti murali sui soprarchi della navata centrale.
Preziose testimonianze dei secoli precedenti sono gli affreschi del soffitto della navata centrale attribuiti al Colonna, sette busti reliquiari di santi in legno dorato e policromo, vari dipinti su tela, tra cui merita una particolare attenzione la “SS. Trinità e Santi” attribuito al Pietrafesa, ed un affresco riproducente lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello.
Nella Chiesa Madre sono, altresì, custodite le spoglie di Bernardino di Bello, salito agli onori dell’altare col nome di Beato Egidio da Laurenzana, umile frate francescano dei minori osservanti vissuto a cavallo tra il ‘400 e il ‘500, nel vicino convento di Santa Maria della Neve, ove è possibile ammirare un ciclo di “antiquissime pitture a fresco” attribuibili a Giovanni Todisco di Abriola.
Dal belvedere della Chiesa Madre lo sguardo può spaziare sulle valli e montagne circostanti e sull’imponente costruzione del castello medievale le cui origini risalgono, tra storia e leggenda, agli inizi del 1200 su un preesistente insediamento di monaci basiliani.

Interno della Chiesa Madre – Navata centrale (Foto Maria Carmela Nigro)

L’ Abetina
Per gli amanti della natura interessanti escursioni all’interno dell’Abetina riserva naturale regionale considerata uno dei pochi esempi dell’ Italia meridionale di bosco misto di cerro, faggio e di abete bianco con esemplari di quest’ultima specie che raggiungono una media di quattro metri di circonferenza.
Questo complesso forestale è stato segnalato dalla Società Botanica Italiana come biotopo di rilevante interesse naturalistico,  a pochi km dal paese, in cui sono presenti inoltre orchidee selvatiche,prugnoli e rovi, macchioni di rosa selvatica, alberelli di pero selvatico o di perastro. Anche la fauna è un elemento fortemente caratteristico di questa zona.Tante sono le specie che vi ci abitano, ad esempio il lupo, il gatto selvatico, la lepre, il ghiro ed il quercino. Il bosco è popolato anche da donnole, puzzole, martore e tassi, uccelli come il nibbio reale, lo sparviero, la poiana e il gheppio.
La riserva dispone di aree attrezzate per campeggiatori ed in particolare per attività di scautismo.

Riserva naturale – Particolare di Abies Albae


Cosa gustare
I prodotti e i piatti tipici


La “nuglia”
La “nuglia” di Laurenzana si discosta dagli omonimi salumi tipici di alcune regioni del centro-sud Italia in quanto non è un insaccato ma un pezzo di filetto, con o senza osso, ricavato dal sottopancia del maiale.
Di tale prodotto si ritrovano tracce già nella seconda metà del ‘400, sicuramente con varianti nell’ uso delle spezie e degli aromi, ed il termine potrebbe trovare la sua etimologia nel termine latino nullus (nulla, senza valore) in quanto preparato con parti poco nobili del maiale ma non per questo meno gustose.
Il prodotto ottenuto si può gustare appena essiccato a fettine, arrostito o per preparare un ottimo sugo per condire la pasta fresca locale.

Le patate piene
Piatto della tradizione contadina laurenzanese per i giorni di festa, abbina un prodotto povero, quale la patata di montagna, ad un ripieno ricco e genuino di formaggio, uova e salsiccia.